scopri perché andare in pensione a 62 anni e poi tornare a lavorare a 64 non è una scelta adatta a tutti, analizzando vantaggi e sfide di questa esperienza.

Sono andato in pensione a 62 anni e sono tornato a lavorare a 64: perché non è per tutti

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- 14 Dicembre 2025

La transizione verso la pensione rappresenta un momento cruciale nella vita di molti lavoratori, soprattutto in un paese come l’Italia dove l’età pensionabile continua a suscitare dibattiti e coniuga aspettative economiche e desideri di autonomia finanziaria. Nel 2025, andare in pensione a 62 anni è ancora un traguardo ambito, ma non necessariamente una scelta definitiva. Sempre più persone scelgono di tornare a lavorare, avviando così una vera e propria seconda carriera, con tutte le complessità che questo comporta a livello personale, lavorativo e normativo. Esplorare questo fenomeno permette di comprendere perché il ritiro dal lavoro non sia una soluzione valida per tutti, e quali rischi e opportunità si nascondano dietro la possibilità di un lavoro dopo pensione.

LE REGOLE SUL LAVORO DOPO LA PENSIONE IN ITALIA

Nel contesto italiano, la possibilità di riprendere un’attività lavorativa dopo il pensionamento è largamente disciplinata da norme precise che riflettono le diverse tipologie di pensione e i limiti reddituali. Dal 2009, la normativa ha introdotto il principio della cumulabilità totale tra pensioni di vecchiaia, anticipata e redditi da lavoro, eliminando molti vincoli precedenti. Tuttavia, questa libertà è soggetta a eccezioni significative soprattutto per chi ha ottenuto la pensione con formule derogatorie come Quota 100, Quota 102 o APE sociale, che impongono divieti temporanei di lavoro o limiti di reddito. La normativa chiarisce inoltre che, se si tratta di pensioni di invalidità o inabilità, l’attività lavorativa è incompatibile e comporta la perdita del beneficio. A ciò si aggiungono le regole particolari per le pensioni di reversibilità, dove la cumulabilità è ammessa solo entro certi limiti di reddito. Questo complesso quadro legislativo obbliga i pensionati che desiderano tornare a lavorare a un’attenta verifica dei requisiti e, spesso, a una consulenza esperta per evitare sanzioni o la sospensione dell’assegno pensionistico.

I LIMITI E VINCOLI DEL CUMULO PENSIONE E REDDITO DA LAVORO

Il cumulo tra pensione e reddito da lavoro è uno degli aspetti più delicati per chi decide di avviare una seconda carriera dopo il pensionamento. Dal 2009, i pensionati con pensione di vecchiaia o anticipata possono lavorare senza limiti di reddito, purché rientrino nei parametri anagrafici e contributivi stabiliti, come l’età minima e gli anni di contributi versati. Ma per pensioni ottenute con procedimenti speciali, come Quota 100 o APE sociale, il lavoro è vietato fino al raggiungimento dell’età pensionabile di vecchiaia, attualmente fissata a 67 anni, ad eccezione di lavori occasionali con fatturato limitato a 5.000 euro annui. Inoltre, per le pensioni di invalidità e inabilità, i limiti sono ancora più stringenti perché qualsiasi reddito da lavoro può portare alla perdita del beneficio stesso. In questo scenario, è consigliabile valutare attentamente non solo i vantaggi economici ma anche i rischi connessi a eventuali violazioni delle norme, che potrebbero comportare richieste di restituzione di quanto percepito.

QUALI CONTRATTI SONO AMMESSI PER IL PENSIONATO LAVORATORE?

Una volta deciso di rientrare nel mondo del lavoro, il pensionato deve confrontarsi con la scelta del tipo di contratto più adatto alle proprie esigenze e alla propria condizione. La normativa italiana prevede un’ampia gamma di possibilità: dal lavoro autonomo alle collaborazioni occasionali, fino al lavoro dipendente, anche part-time. Ad esempio, un ex dirigente a riposo può preferire una forma di collaborazione professionale per mantenere la flessibilità oraria, mentre un pensionato che desidera una stabilità economica può optare per un contratto a tempo determinato. La scelta del tipo contrattuale influisce anche sul trattamento fiscale e contributivo, con implicazioni diverse su pensione e tasse. Un aspetto interessante è l’effetto del versamento dei contributi durante il lavoro post pensionamento, che può tradursi in un incremento della pensione futura attraverso un supplemento, una possibilità spesso poco conosciuta.

LE IMPLICAZIONI FISCALI DELLA SECONDA CARRIERA

Il ritorno al lavoro dopo il pensionamento implica anche una revisione attenta del proprio profilo fiscale. L’aggiunta di reddito da lavoro a una pensione già percepita può infatti portare a una maggiore pressione fiscale. La somma degli introiti può fare salire il pensionato a una fascia d’imposta più alta, incidendo sulla liquidità disponibile. È fondamentale quindi valutare con cura le dichiarazioni fiscali e, se necessario, affidarsi a professionisti per ottimizzare la situazione. Inoltre, la scelta del regime fiscale nel lavoro post pensionamento può influire sulla convenienza complessiva, ad esempio nel caso di collaborazioni occasionali o contratti a progetto. Nel contesto del lifestyle pensionistico, una buona pianificazione economica e fiscale è elemento chiave per godere appieno dei benefici della pensione integrata dal lavoro senza incorrere in spiacevoli sorprese.

I PRO E I CONTRO DEL RIPRENDERE A LAVORARE DOPO LA PENSIONE

Tornare a lavorare dopo aver raggiunto l’età pensionabile porta con sé benefici considerevoli ma anche alcune criticità. Tra i vantaggi spiccano la possibilità di mantenere attiva la mente e il corpo, conservare una rete sociale ricca e integrare il reddito pensionistico per una maggiore autonomia finanziaria. Questa continuità lavorativa può inoltre favorire una migliore qualità della vita e un senso di realizzazione personale che il semplice ritiro dal lavoro potrebbe non garantire. Tuttavia, non manca chi evidenzia gli svantaggi, come lo stress associato a ritmi lavorativi, la complicazione nell’equilibrio tra tempo libero e impegni professionali, e talvolta l’impatto della doppia imposizione fiscale. In alcuni casi, il lavoro dopo pensione può anche rallentare la flessibilità richiesta in questa fase della vita, limitando la possibilità di un pieno godimento del tempo libero. Per questo motivo, la scelta di riprendere un’attività lavorativa dev’essere ponderata con attenzione, considerando le proprie esigenze, la condizione fisica e la capacità di gestire una transizione professionale in modo sostenibile.

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Appassionata di piccoli trucchi per semplificare la vita quotidiana, ho 33 anni e adoro scoprire nuovi modi per migliorare ogni giornata con semplicità e creatività.

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